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QUESTO ROMANZO S'HA DA FARE !

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Dopo una carrellata di nozioni, poesie da imparare a memoria e parafrasi impossibili, finalmente gli studenti possono tirare un sospiro di sollievo e affrontare un’opera di più semplice analisi. I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni vengono vissuti quasi come una telenovela: il lettore si affeziona ai personaggi, soffre con loro, comprende i loro sbagli e riconosce le ingiustizie che subiscono. 

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Quest’opera non ha bisogno di analisi profonde, spiegazioni macchinose o un entourage di interpretazioni che, spesso, vengono dimenticate subito dopo. Il suo significato è chiaro, scritto nero su bianco tra le sue pagine. Manzoni viveva in un’Italia che ancora non esisteva, ma che sognava intensamente. Le diverse edizioni dell’opera testimoniano un enorme lavoro di ricerca linguistica, con l’intento di trovare una lingua italiana capace di unire popoli diversi e gettare le basi per uno Stato simile a quello che conosciamo oggi.
Ma come far arrivare un’opera simile a un popolo ancora poco istruito? È proprio da questa esigenza che nasce l’idea di un romanzo storico: le proposizioni si semplificano, i versi diventano prosa e prende forma una storia appassionante. Aggiungiamo un’ambientazione
lontana nel tempo (ma con tematiche vicine all’Italia del 1800) ed ecco la ricetta perfetta per un best seller! È incredibile pensare a quante copie pirata circolassero per tutta la penisola e non solo. Esistono prove di traduzioni non autorizzate perfino in lingua tedesca. La gente lo adorava. Ancora oggi, I Promessi Sposi restano un pilastro nei programmi delle scuole medie e superiori, distinguendosi per la loro chiarezza anche a distanza di due secoli. Per questi motivi, studiare I Promessi Sposi non significa solo affrontare un "poemetto" da imparare a memoria, come molti poco appassionati potrebbero pensare. Significa immergersi in una storia in cui è facile immedesimarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Un giovane può rivedersi in Renzo, comprendere i suoi errori e imparare a non ripeterli, riconoscendo quanto il mondo possa essere crudele con i poveretti (come spesso si definiscono i nostri eroi nel romanzo). Una ragazza può identificarsi nella Monaca di Monza e percepire la rabbia di chi ha subito una vita imposta dagli altri, senza possibilità di scelta. Chiunque può sentirsi, almeno una volta, come Don Rodrigo: negare l’evidenza di una malattia, voltarsi dall’altra parte per non vedere ciò che fa paura (come lui fece con il bubbone che aveva sotto il braccio), pentirsi troppo tardi per le proprie colpe, senza ottenere redenzione. La peste, nel romanzo, è una piaga silenziosa e crudele che colpisce tutti e, proprio come il Covid-19, ci costringe a fare i conti con la perdita, l’impotenza, la fragilità umana.
Manzoni ha creato molto più di un romanzo: ha scritto un’opera capace di raccontare con precisione due secoli, ma soprattutto ha costruito una storia in grado di emozionare ogni generazione, lasciando a ciascuno un grande insegnamento sulla vita.

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CURIOSITA’
Manzoni era una persona piuttosto alla mano, amava far battute e riempire la sua casa di persone diverse. Era anche un tipo viziato, non viveva senza il tabacco da masticare e del buon vino, dava di matto se ne rimaneva a secco! Sebbene sempre immerso nel lavoro, era un gran abitudinario (come il nostro caro Don Abbondio) e tutti i giorni faceva una passeggiata pomeridiana fuori dalla sua casa in Via Morone, che dava sul teatro della Scala di Milano. Era anche un grandissimo amante del cioccolato e ne mangiava in gran quantità. Per fortuna non è morto di indigestione come Leopardi!


Alida Ambra Mandarini- 4°Acu

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