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Intervista al DS, Prof. Alberto Mariani

  • Immagine del redattore: Vite Raineri Marcora
    Vite Raineri Marcora
  • 5 giu
  • Tempo di lettura: 5 min


1.     Come ha capito che voleva lavorare nel mondo della scuola?

Mah….. sono un po' le passioni giovanili: come voi, che avete iniziato un percorso all’interno di un istituto superiore che vi interessava, vi appassionava e quindi avete concentrato le vostre energie in quello: stessa cosa è stata per me. Terminato il periodo di studi, ho incominciato a fare concorsi sulla scuola, poi sono riuscito ad abilitarmi e ho iniziato il percorso legato all’insegnamento. Devo dire che mia madre insegnava alla scuola primaria, per cui lavorare a scuola è stato un passaggio avvenuto in modo naturale

 

2.     Cosa le piace fare nel tempo libero e quali sono le sue passioni?

Nel tempo libero mi piace stare a casa, leggere, guardare qualche buon film e poi ho due passioni: giocare a tennis e andare in moto. Da sempre ho avuto la moto e quindi qualche giretto lo faccio molto volentieri

 

3.     Cosa le piace in generale dell’insegnamento?

L’insegnamento è veramente una passione. Si dice che per essere insegnante ci vuole la vocazione. Piace innanzitutto:

 a) il contatto con i ragazzi e con le nuove generazioni perché si rimane giovani, al passo con i tempi, rimani legato agli interessi dei ragazzi, a quelli che sono i loro modi di vita, i loro stili di vita, le loro passioni perché altrimenti un po’ li perdi.

b) il trasmettere una conoscenza. Questo concetto è fondamentale: dare ad un altro quello che tu sai. Ma non è solo questo, è anche un rapporto personale che si instaura tra il docente e il ragazzo: se il docente riesce a portare avanti questi aspetti ha fatto il proprio  lavoro. 

Ultima cosa, i ragazzi devono ricordare in modo positivo il periodo scolastico. Se questo avviene il docente ha lasciato qualche cosa e lasciare qualcosa ha un valore incredibile

 

 

4.     Cosa è cambiato tra la scuola dei suoi tempi e quella dei nostri tempi?

Era una scuola molto diversa, più istituzionale, legata alle discipline, legata al concetto di valutazione delle discipline e forse, c’era più severità nell’impostazione del rapporto scolastico. Ora è cambiato tutto: passa il tempo e cambiano le generazioni. Quindi la scuola si deve adeguare a quelle che sono le richieste della società, del mondo del lavoro, delle famiglie, dei ragazzi ecc… La scuola di oggi è una scuola molto più trasversale nelle discipline, più legata all’informatizzazione delle discipline, più legata al rapporto con il mondo del lavoro (soprattutto la scuola superiore), più aperta alle proposte che arrivano dal mondo del lavoro, dalla società e anche la partecipazione delle famiglie, che c’è sempre stata, è vero, ma adesso si è un po’ più radicata e questo è positivo

 

5.     Quali differenze ha riscontrato tra essere insegnante e essere dirigente?

La differenza è abissale.

Da dirigente si perde un po’ il contatto con i ragazzi, che a volte mi rimproverano: “Ma preside non la vediamo mai” e hanno ragione. Ma credete, con tutta la burocrazia, le pratiche d’ufficio da seguire, gli incontri con gli insegnanti, con le famiglie, gli aspetti istituzionali, poi ho anche un’altra scuola da seguire, faccio veramente fatica, ma prometto di ritagliare momenti nell’arco della settimana per fare un giro nei corridoi (qualche volta l’ho fatto, ma poco), per  incontrare i ragazzi, entrare in classe, mantenere un contatto con voi…ecco, questo un pochino mi manca

 

6) Dato l’Istituto che adesso coordina ha avuto modo di cimentarsi in attività culinarie o legate alla natura?

Attività culinarie sinceramente no. Qualche piatto sono in grado di prepararlo ma basic, non vi inviterei a casa mia a mangiare, non vi conviene.

Per quanto riguarda la natura, sì, nel senso che provengo da una famiglia contadina, i miei nonni lavoravano la terra e quindi, per ciò che riguarda l’aspetto legato alla coltivazione della terra, al trattamento degli animali e alla meccanica qualcosina so e un po' me la cavo. Non l’ho detto prima, a proposito delle passioni, ma anche i lavori manuali mi soddisfano abbastanza perché mi liberano la mente e quindi li faccio molto volentieri

 

7) Aveva altri progetti ad eccezione del mondo della scuola?

Sinceramente no: ho dedicato la mia vita, dal punto di vista professionale, alla scuola e quindi penso di aver realizzato quello che era il mio desiderio

 

8) Secondo Lei esistono dei modelli di studenti e insegnanti ideali? Se sì quali?

Beh sì ci sono, è ovvio.

L’insegnante ideale è quello che prepara la lezione, che è capace di trasmettere il proprio sapere, che è capace di rinnovarsi nelle modalità di insegnamento, che è capace di essere molto empatico con i propri alunni, che è in grado di costruire, oltre a un rapporto professionale, un rapporto diverso, non dico di amicizia, ma comunque di collaborazione e di aiuto per i propri alunni. Insomma un insegnante che lascia qualcosa è l’insegnante ideale

L’alunno ideale è quello che segue, che si comporta in modo corretto, che studia, che è disciplinato, che però, anche, si pone sempre delle domande, che non acquisisce solo il sapere ma che lo rielabora e che è capace con senso critico di cercare di avere una propria opinione personale su qualsiasi fatto, episodio, concetto che  viene espresso

A noi interessa moltissimo che voi sappiate di storia, di italiano, di inglese, di scienze, di matematica e così via ma soprattutto a noi interessa crescervi in modo responsabile, da futuri cittadini

 

9) Come Le sembra sia andato questo anno scolastico? C’è qualcosa che vorrebbe modificare?

L’anno scolastico è andato molto bene, sono molto contento

Purtroppo ci sono state due tragedie: questo ha procurato un enorme dolore, non solo a me, ma a tutta la comunità perché quando si parla dei nostri ragazzi, noi ci mettiamo tutto per tutelarli, per vederli crescere e poi, quando avvengono queste tragedie, rimaniamo affranti in un modo incredibile.

Sì, sicuramente ci sono cose da migliorare sia per l’indirizzo alberghiero sia per quello tecnico agrario: dobbiamo mettercela un po' tutti e dobbiamo sempre metterci in discussione.

Dobbiamo necessariamente migliorarci: ce lo impone il mondo in cui viviamo, che è in continua evoluzione.

Non potremmo proporre indirizzi e modalità di studio uguali a quelli di vent’anni fa: il mondo va avanti e noi dobbiamo stare al passo e migliorare.

Praticamente all’interno dell’istituto dobbiamo migliorare l’azienda e la partecipazione dei ragazzi alla vita in azienda: ci tengo tantissimo e lo ribadisco spesso ai docenti. L’azienda deve diventare un laboratorio effettivo.  Poi dobbiamo migliorare nel proporre i laboratori all’interno del tecnico e del professionale e impegnarci per cercare di rinnovare,   renderli più moderni e  più fruibili. Dobbiamo, inoltre , collaborare per rispettare le aree comuni: vedo spesso cartacce, erbacce, sigarette e qui dobbiamo mettercela tutta e ognuno deve fare la propria parte.

 

10. Domanda scomoda: Le è mai capitato di discutere con i docenti?

Discutere? Domanda abbastanza scomoda. Sì mi è capitato. Il mio è un ruolo da una parte di promozione di quelle che sono le attività della scuola, di portare avanti in modo unitario e di avere una vision di quello che è l’indirizzo della scuola, dall’altra parte è quello di amministrare personale docente, ata, i ragazzi e le famiglie. E’ chiaro che quando si è in tanti, mettere d’accordo tante teste si fa un po’ fatica obiettivamente, ma io uso una tattica, quella della mediazione. Mediare significa cercare il giusto mezzo per far sì che si arrivi non a discutere in modo fine a sé stesso, ma si discuta e si cerchi una soluzione che possa essere  utile non a me o al docente, ma alla comunità per il bene di tutti.


 
 
 

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